Prof. Carlo Vittori

 

 
Scritto da Carlo Vittori   
Courtesy of Carlo Vittori
 

La memoria corta fa sempre comodo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non avrei mai voluto scrivere queste righe per non riportare alla memoria le tribolazioni, travagli e le difficoltà vissute come Responsabile tecnico del settore velocità nella Federazione di Atletica Leggera, nel periodo buio che va dal 1974 al 1987, durante il quale, e contestualmente, si accumulò anche un considerevole patrimonio di risultati.

Soltanto il settore, con gli atleti ed i tecnici che vi gravitarono, tutti di gran valore e passione, ha conquistato ben 47 medaglie, diversi record del mondo, europei ed italiani, contribuendo alla gloria dell'Atletica Italiana.

 

Ma purtroppo il contenuto di una lettera dell'ex Direttore Tecnico delle squadre maschili delle Federazione Nebiolana, pubblicata su Spiridon del 3 novembre n° 144 (fine pagina 2 e prosegue a pagina 4), mi ha convinto della necessità d'intervenire.

 

Il contenuto di stampo e significato autoreferenziale ed autocelebrativo, sottolinea, in maniera puntigliosa, soltanto l'apoteosi dell'atletica di quegli anni, dimenticando, con astuzia pelosa e comprensibile, le tante oscurità che ne hanno offuscato la luce.

Memoria corta e selettiva, quindi.

 

Ma a tutto quanto raccontato in quella lettera mancava qualche cosa che mi è sembrato giusto ricordare, a chi ha vissuto quell'epoca, ed esporre a chi non c'era.

Gli avvenimenti storici che hanno marchiato quell'epoca, e dimenticati dall'ex D.T. nella sua lettera, si riferiscono:

 
  • al salto in lungo allungato ai Campionati Mondiali di Roma del 1987
 
  • al record del mondo sui 100 mt del canadese Ben Johnson ottenuto agli stessi Campionati di Roma, omologato nonostante l'antidoping “ammaestrato” come fu dimostrato con la sua cancellazione nel 1989, conseguente all'autodenuncia dell'atleta, pronunciata di fronte al giudice Dubin del tribunale di Montreal, al processo che fece seguito alla squalifica per doping, comminata alle Olimpiadi del 1988 di Seul.
 
  • Ai diversi record sui lanci ottenuti da una pedana ambulante rialzata anche di 35 cm, come capitò al Centro di Formia, quando fu collocata sulla pedana del salto in alto.
 
  • Al famoso dossier Faraggiana, costituito da circa 40 fogli manoscritti, sui quali comparivano, con dovizia di particolari, nomi di atleti, farmaci dopanti, con quantità, dosi e durata della posologia, indicazioni di consigli e di ordini perentori ed altre accortezze. Furono, in quella epoca, oggetto di pubblicazione sulla stampa sportiva e non.
 
  • Ai tanti interventi di “autoemotrasfusione” per le specialità di resistenza di cui si è parlato a lungo e che da metà degli anni “70, aveva trovato fertile nell'Atletica Leggera, tanto che era stata messa in circolazione una informativa che riportava i secondi di guadagno che in ciascuna distanza si potevano ottenere con quella manipolazione.
 
  • E, dulcis in fundo, a quegli atleti che, nelle grandi manifestazioni portavano all'antidoping, non la loro, bensì la pipì del dottore.
 

Penso, anche se ho dimenticato qualcosa, che ce ne sia già abbastanza per soprendersi di quanto elusiva e sfuggente è stata la memoria dello scrivente.

Ma purtroppo debbo aggiungere un episodio che mi ha coinvolto in prima persona, soprattutto per precisare il motivo che mi ha spinto ad abbandonare la Direzione Tecnica del Centro di Formia, giacchè ne fu data giustificazione bugiarda di comodo, ma anche perché si possa evincere quanto nulli siano i meriti dell'ex D.T. sulla conquista di quelle 47 medaglie e di tutti i record ottenuti dal settore velocità, se tanta antipatia si nutriva per il suo Responsabile tecnico, come in seguito si potrà dedurre facilmente.

Correva il mese di maggio 1987, mi era già stata tolta la conduzione del settore velocità, quando, una mattina, arrivarono alla Scuola di Formia, il Vice presidente vicario, ed i due D.T., per una riunione improvvisa con il sottoscritto ed il Direttore Amministrativo del Centro.

Intorno ad un tavolo il Vice Presidente iniziò, con una tortuoso e criptato giro di parole, a sottolineare come nella Scuola, già da tempo, si respirava da parte degli atleti, un'aria pesante indagatoria, da inquisizione, da indagine, tanto che essi non si sentivano più di frequentarla.

Mi si domandò fino a che punto si spingessero queste operazioni eseguite sul sangue e sulle urine.

 

Non impiegai che pochissimi secondi ad avvertire il disagio di colui che stava subendo un processo. Risposi, sorpreso, sconcertato ma deciso che, era tutto vero, ma che quelle indagini andavano avanti già da anni e ci avevano consentito di attingere ad informazioni più probanti circa le risposte soggettive al traning, e che tanto avevano influito sulla buona riuscita dell'attività, avendoci consentito di ottenere tante affermazioni.

Precisai, inoltre, cosa fondamentale, che tutte le spese per le attrezzature e per i due Dottori (Dott.ssa Rogacien e dott. Solis: i migliori in circolazione) venivano sostenute dal CONI, quindi, che era al corrente di quanto stessimo svolgendo.

 

Il Vice Presidente rimase interdetto e, impacciato alquanto, si voltò a destra ed a sinistra come per chiedere lumi ai due D.T. per aver avuto informazioni errate.

Sconcertato, avvilito e mortificato, andai via dicendo che la farsa del processo si poteva concludere lì.

Mi recai nel mio ufficio e scrissi le mie dimissioni a Nebiolo, di cui conservo sempre la copia olografa: e lasciai il centro dopo 17 anni.

L'atletica, incolpevole, ha dovuto, purtroppo subire anche queste angherie, proprio da parte di coloro che dovevano servirla e che al contrario se ne sono serviti.

 

Carlo Vittori

 

 

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